Gibellina, paese fantasma






Il suo nome significa "piccola montagna", le origini sono arabe ma Gibellina è un borgo siciliano in provincia di Trapani, vittima di una catastrofe naturale che l’ha trasformato in un paese fantasma.
Quando parliamo di Gibellina facciamo riferimento al vecchio paese abbandonato dopo il terremoto del Belice del 1968.
L’evento che scosse la Sicilia avvenne a metà gennaio con una magnitudo di 6.1 Richter, un terremoto molto forte che si abbatté senza pietà su un territorio fragile e già provato.
Il sisma fu inizialmente sottovalutato dai media, al punto che inizialmente si parlò di pochi danni e case solo lesionate. La visione cambiò quando arrivarono i primi soccorsi dallo stato centrale, in particolar modo ci fu consapevolezza quando fu impossibile raggiungere i centri più colpiti poiché le strade erano state letteralmente inghiottite dalla terra.
La Sicilia ancora non si era ripresa dal dopoguerra e le popolazioni delle zone interne vivevano già in condizioni non esattamente agevoli; il terremoto le provò ulteriormente prolungando l’agonia di una ripresa che il sud Italia, dopo l’invasione sabauda, ha conosciuto solo a tratti.

Gebel in arabo significa ‘montagna’ mentre zghir ‘piccola’, è per questo che l’ipotesi più accreditata è che Gibellina significhi proprio piccola montagna. Secondo alcuni storici furono proprio gli arabi a fondarla nell’Alto Medioevo.

Dopo il terremoto venne fatto qualche tentativo per la ricostruzione, tuttavia, per un periodo venne presa in considerazione l’ipotesi di risanare il paese a un paio di chilometri, ma il terreno edificabile era dei Salvo, famiglia mafiosa siciliana.
Da lì la scelta di optare per nuove terre a una ventina di chilometri di distanza da quella che oggi viene conosciuta come Gibellina vecchia.
Il sindaco dell’epoca, Ludovico Corrao, tentò di dare un forte slancio turistico alla zona e alla ricostruzione chiamando a sé numerosissimi artisti; il fine era quello di accentrare l’attenzione dell’Italia e del mondo sulla zona facendo diventare Gibellina il centro culturale della Sicilia.
Uno degli artisti chiamato dal sindaco fu Alberto Burri che si rifiutò categoricamente di inserire una sua opera nel nuovo contesto urbano della città e propose, di realizzare una mastodontica opera sul territorio della vecchia Gibellina.
Fu così che si realizzò il cosiddetto "Cretto di Burri"un gigantesco monumento della morte che si sviluppa su tutto il tessuto urbano della Gibellina medievale.
L’opera ha letteralmente cementificato la città, asportando le rovine e ricoprendole di cemento riproducendo vicoli e strade percorribili, adesso, con biciclette o a piedi.
Le macerie del vecchio borgo sono visibili solo nelle zone periferiche e il cretto ha letteralmente cancellato la memoria di un paese come avrebbe fatto un gigantesco cancellino su una lavagna.
C’è da dire che il cretto stesso detiene ancora la fama di una delle opere d’arte contemporanea più estese al mondo.
Oggi gli abitanti vivono a Gibellina nuova, uno dei tanti luoghi costruiti dal nulla a causa di calamità naturali.

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