L'Opera dei Pupi "Opera
di Pupi" in siciliano è il tipico teatro di marionette siciliano,
i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini.
I pupi sono le marionette del teatro epico-popolare che importate dalla
Spagna si affermarono durante la prima metà del XIX secolo in Sicilia ed ha sin
dall'inizio avuto un gran successo tra le classi lavoratrici.
Le gesta di questi personaggi sono narrate all'interno dei romanzi e dei
poemi del ciclo carolingio, della Storia dei Paladini di
Francia e dell'Orlando Furioso.
Vicende religiose legate alla Passione di
Cristo e alla vita dei Santi, le imprese di Garibaldi e le storie dei briganti.
Le figure più note sono: Orlando, Rinaldo, Angelica, Gano di Maganza, i
saracini (saraceni), Rodomonte, Mambrino, Ferraù, Agramante, Marsilio e
Agricane. Dalla metà dell’800 l’opera dei pupi si diffuse in tutta
l’isola, andando in scena in piccoli teatri o all’aperto nelle piazze. Le
storie diventarono subito patrimonio popolare, i personaggi, i pupi, eroi
portatori dei valori morali della civiltà europea, che veniva contrapposta a
quella islamica, rappresentando così lo scontro di cui la Sicilia fu teatro.
Ogni storia veniva narrata con cicli
rappresentativi che venivano prolungati di serata in serata, preannunciati dal cartello che nella tradizione catanese è
composto dall'immagine della scena principale e una sintetica descrizione del
"programma". L'espansione di tale forma d’arte, fu favorita
principalmente dai Cantastorie, un narratore, che usando solo la
voce, senza alcun strumento musicale, cantava le stesse storie, tramandandole
di generazione in generazione.
Nel 2008 l'UNESCO ha scritto l'Opera dei Pupi tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell'Umanità, dopo averla originariamente proclamata nel 2001.
IL PUPO E IL PUPARO
Riccamente decorati e definiti nei minimi dettagli, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e variavano a seconda della scuola di appartenenza in palermitani o catanesi.
La differenza più evidente stava nelle
articolazioni: leggeri e snodabili quelli palermitani, più pesanti e con gli
arti fissi quelli catanesi.
A Catania i pupi, differenziandosi dalla
tradizione palermitana, misurano circa 1,30 metri e pesano dai 15 ai 35 kg. A
causa delle dimensioni essi devono essere utilizzati necessariamente in una
struttura teatrale, per questo motivo sono stati anche realizzati pupi di 80
centimetri, adatti a tutti gli ambienti. I materiali che costituiscono la
struttura di base dei pupi sono: legno per la testa, avambracci e mani, busto e
gambe; metallo per i giunti che uniscono le gambe al busto e le aste che
servono rispettivamente a sorreggere il pupo e, nell'evoluzione del pupo
siciliano, a muovere la mano destra; stoffa per le braccia, che uniscono gli
avambracci al busto. La parte più difficile da realizzare è la testa del
Pupo, che può essere in legno o in creta. In passato essa era costruita da
esperti artigiani, in seguito fu affidata allo stesso puparo, che utilizza calchi in piombo. La foggia
del pupo catanese si ispira all'iconografia cinquecentesca. Da sottolineare la
bellezza e la preziosità delle armature, realizzate con la tecnica a sbalzo. I
disegni ornamentali delle armature, così come l'abbigliamento, seguono precisi
canoni che servono ad individuare i personaggi. I Pupi catanesi sono manovrati
dall'alto da esperti manianti che, con due sottili aste di
metallo collegate alla testa e al braccio destro, li manovrano solitamente in
piedi o supini su un palchetto, appositamente costruito sopra il teatro vero e
proprio. Il pupo si muove quindi accostato al fondale di scena e viene fatto
scorrere, durante le battaglie, per tutta la lunghezza del teatro, che può
arrivare anche a 10 m. di lunghezza. La voce del Pupo è data dal parlatore che, con pathos tragico, alterna la recitazione a
braccio alla lettura di copioni.
Differenti
i pupi della tradizione palermitana, con ginocchia snodabili,
ed il cui peso di soli 6/7 kg. Consente di poter essere sostenuto dai
manovratori durante lo spettacolo. Nella scuola di Acireale troviamo altre differenze, il
banco di manovra alzato ad un'altezza di cm. 140 al di sopra dei pupi stessi,
si riesce così a manovrare sia davanti il banco con speciale effetto di
prospettiva e profondità, sia dietro lo stesso banco. I capiscuola di quest’arte furono nella
Sicilia occidentale i Greco ed i Canino, mentre nella parte orientale le
famiglie Crimi e Grasso, che misero in opera scuole di costruzione e laboratori
d'apprendimento, dove i "carusi" i ragazzi frequentando
ed assistendo ai lavori impararono il mestiere dalle mani dei maestri. La
Famiglia che più d'ogni altro diede pulsione alla storia dell’opera dei pupi fu
quella dei Grasso, nella provincia di Catania, a cui si riconosce, l'invenzione
dei pupi armati.
Ogni pupo rappresentava tipicamente un preciso paladino, caratterizzato per la corazza ed il mantello.
Gli esperti e gli appassionati conoscono
anche Peppininu, la maschera popolare catanese scudiero di Orlando
e Rinaldo
Il puparo curava lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi e con un timbro di voce particolare riusciva a dare suggestione, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate.
I pupari pur essendo molto spesso
analfabeti, conoscevano a memoria opere come la Chanson de Roland,
la Gerusalemme liberata e l'Orlando furioso.
A volte i pupari, per trasmettere contenuti
non graditi alle autorità, si servivano di un gergo detto baccagghiu (baccaglio).
Spesso la rappresentazione, si chiudeva con la farsa, uno spettacolo di marionette di tono licenzioso e buffo, con temi tratti dai personaggi delle tradizioni favolistiche siciliane.
L'OPERA
OGGI
Nell'era della tecnologia e della
multimedialità, parlare di pupi evoca immediatamente immagini d'altri tempi, di
spettacoli di piazza, fra il vociare di piccoli e grandi ed il rumore delle
armature, di minuscoli teatrini polverosi.
Ancora oggi sopravvivono alcuni pupari che
cercano di mantenere viva la tradizione: alcuni proponendo rappresentazioni per
turisti, altri attraverso una vera e propria rassegna teatrale. Tra le storiche
famiglie di pupari troviamo: La famiglia Munna di Monreale i quali inventarono
la famosa "battaglia danzante" e composero i copioni per l’opera,
come La distrutta di Agrigento, storia d’amore e di vendetta, quando nel 500
a.C. a dominare il mediterraneo erano i Cartaginesi; riscrissero a dispense
alcuni poemi cavallereschi, La Rotta di Roncisvalle e Il Guidosanto, per
citarne alcuni, Mimmi Cuticchio di Gela, Argento,
Mancuso, Greco, di Palermo, Canino di Partinico e Alcamo,
Crimi, Trombetta e Napoli di Catania, Mangano di San Pietro
Clarenza, Pennisi, Macrì e Grasso di Acireale, Profeta di Licata,
Puglisi e Vaccaro-Mauceri di Siracusa, gli Immesi di Barletta e Lucio
Corelli di Torre Annunziata.
Fra i più grandi costruttori palermitani
scomparsi: Giarratano, Rocco Lo Bianco, Paolo Galluzzo, Enzo Rossi di
Monreale; ancora viventi: Piero Scalisi e Salvo Bumbello.
Le più ricche collezioni di Pupi si possono
ammirare al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino ed
al Museo etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè di Palermo.
NELLE CITTÀ
ALCAMO
Ad Alcamo è
rinato il teatro dei pupi grazie a Salvatore Oliveri, nipote del famoso puparo
Don Gaspare Canino che operò in questa città fin dai primi anni del Novecento,
allorché aiutava Don Luigi Canino, dal quale ereditò l'arte del teatrino.
Nel 1970, ormai
vecchio e privo di ogni supporto economico da parte degli Enti pubblici,
cedette il suo Teatro dei Pupi al Museo internazionale delle marionette di
Palermo. Salvatore Oliveri, a distanza di 20 anni, ha cominciato a ricostruire
interamente il suo vecchio teatro; è stata così rinnovata una tradizione che
perdura dal 1820, quando Don Liberto Canino, suo antenato, realizzò il primo
pupo siciliano.
Oggi questo Teatro
dei Pupi ha una sede stabile all'interno del Castello dei Conti di
Modica e durante l'anno vengono dati diversi spettacoli.
CALTAGIRONE
A Caltagirone ne
è un rinomato esempio il Teatro-Museo dei Pupi siciliani di via Verdumai. Il
Teatro Stabile della Primaria compagnia dell'Opera dei Pupi di Caltagirone
nasce in tempi difficili, alla fine del primo conflitto mondiale, per opera di
Giovanni Russo.
Dopo di lui
l'Opera passa in eredità ad altri uomini, i quali superano le difficoltà che
un'attività come questa comporta, grazie alla loro tenacia: Gesualdo e
Salvatore Pepe, Eugenio Piazza.
Nel 1978, il
Comune di Caltagirone, prendendo spunto dal grande successo di pubblico che la
Compagnia aveva riscosso nel corso di una rassegna di Pupi ad Acicastello, le
affida il locale di via Verdumai. Restaurato ed adattato all'uomo, il teatro
ospita oggi, oltre alla sala per gli spettacoli, una mostra dei pupi siciliani,
appartenuti alla collezione di Gesualdo Pepe, ed un'esposizione di locandine e
di libri storici.
La collezione di
pupi comprende settanta soggetti interamente costruiti in legno, e cinquanta
teste di ricambio che consentono di avere a disposizione un gran numero di
personaggi.
I pupi sono
vestiti con abiti in raso e velluto e dotati d'armature in rame e ferro
lavorati a mano.
Gli spettacoli,
che ripropongono le gesta eroiche dell'epopea cavalleresca rinnovate di volta
in volta dalla fantasia e dall'estro degli artisti, si svolgono sul
palcoscenico dotato di numerosi fondali intercambiabili dipinti a mano.
Manovratori e
oratori danno vita e voce ai pupi, mentre gli aiutanti assicurano
l'avvicendarsi dei vari personaggi.
SIRACUSA
Nel 1875 in uno
scantinato di via Mario Minniti, allora "vanedda Spata", Francesco
Puzzo costruì il suo primo pupo. Fu lui a creare il teatrino Eldorado di via
Maestranza, con l'aiuto del puparo Giuseppe Crimi che gli dipinse il sipario
per il nuovo teatro.
Il Puzzo creò
successivamente il Teatro Bellini che spostò in molte sedi in città oltre che
in provincia, agendo fino al 1917, quando i figli Ernesto, Giuseppe, Luciano e
Salvatore ne seguirono le orme. Ernesto Puzzo, nel 1924 tenne a battesimo il
Teatro Eden di Via Gemmellaro, che ospitò il grande attore e puparo catanese
Giovanni Grasso, e successivamente, nel 1928, il Teatro San Giorgio di via
Dante, oggi via dei Santi Coronati, a Siracusa. L'attività di Ernesto durò fino
al 1947 mentre il fratello Luciano operò o Noto fino al 1937 quando scomparve.
I pupi di Luciano, ceduti agli imprenditori siracusani Andrea Bisicchia e Carlo
Pulvirenti, che nell'immediato dopoguerra gestirono un teatrino poi affidato a
Ernesto Puzzo, andarono a un non identificato puparo di Modica, mentre il
materiale marionettistico di Ernesto, nel 1957, fu rilevato dal puparo
sortinese Ignazio Puglisi. Francesco Puzzo che era nato a Siracusa nel 1857 si
spense nel 1936. Ernesto Puzzo, nato nel 1891 si spense nel 1965.
SULMONA



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