Vi siete mai
chiesti cosa rappresentano i vasi a forma di testa visibili
in molte città della mia Sicilia sui balconi e
alle finestre?
Figlie di una tradizione millenaria, queste prestigiose opere d’arte dalla
raffinata manifattura artigianale, non nascono da una deliberata fantasia
artistica ma leggenda vuole che siano
il lontano ricordo di una storia d’amore finita in tragedia…
Protagonisti di questa struggente vicenda un giovane Moro ed una bellissima
fanciulla siciliana.
Il periodo
della dominazione araba in Sicilia ha lasciato dietro di sé tracce a
volte impercettibili, altre volte tangibili, a livello culturale ma
anche gastronomico, linguistico e folkloristico.
Le
cosiddette “Teste di Moro”, pregiate ceramiche artigianali
siciliane, ne sono un esempio.
Passeggiando per le vie siciliane è possibile rimanere incantati dinanzi
alle maestose Teste di Moro, in siciliano note anche come “Graste”,
che da secoli arricchiscono e colorano le balconate di questa magnifica terra.
Le si può
avvistare sui balconi, alle finestre, ma anche nelle
abitazioni, come soprammobili o complementi d’arredo.
Ma cosa
hanno a che fare queste ceramiche con la dominazione araba?
Il Moro e la Fanciulla Vendicativa
Secondo la leggenda, intorno all’anno 1000, nel pieno della dominazione dei
Mori in Sicilia, nel quartiere arabo di Palermo “Al Hàlisah” (che
significa la pura o l’eletta) oggi chiamato Kalsa,
una bellissima fanciulla viveva le sue giornate in una dolce quanto solitaria
quiete, dedicando le sue attenzioni all'amabile cura delle piante del suo
balcone.
Dall’alto del sua balconata fiorita, ella venne un giorno notata da un giovane,
un Moro.
Sopraffatto da una violenta passione per essa, il giovane Moro non esitò un attimo a dichiararle il suo amore.
La giovane, colpita dalla promessa d’amore ricevuta, accolse e ricambiò con passione il sentimento dell’ardito corteggiatore.
Eppure il giovane, che non si era fatto scrupolo alcuno nell’abbandonarsi alle più dolci profusioni amorose, in cuor suo celava un gravoso segreto: moglie e figli lo attendevano difatti in Oriente, in quella terra nella quale egli doveva fare ora ritorno.
La fanciulla distrutta nell’apprendere una tale notizia ed amareggiata per quell’amore tradito che si accingeva ora ad abbandonarla, fu colta da un’ira funesta che la spinse inesorabilmente ad imboccare la strada della vendetta.
Ella meditò di cogliere il momento di maggiore vulnerabilità dell’uomo per ricambiare l’impietosa slealtà precedentemente subita.
Così nella notte, mentre egli caduto in un sonno profondo e riposava ignaro della sua sorte, ella colse l’attimo propizio e lo colpì mortalmente.
Il moro che l’aveva amata e che si accingeva a partire ora non l’avrebbe più abbandonata
Decise inoltre che il volto di quel giovane, a lei eppur caro, sarebbe dovuto rimanere al suo fianco per sempre, perciò senza esitazione alcuna tagliò la testa del giovane creando con essa un oggetto simile ad un vaso e vi pose all’interno un germoglio di basilico.
La scelta di piantarvi del basilico fu sancita dal fatto che, come ella ben sapeva, questa odorosa pianta dal greco “Basilikos”, si accompagna da sempre ad un’aura di sacralità rappresentando difatti l’erba dei sovrani; in tal modo, nonostante il terribile atto compiuto, ella perseguiva il dissennato amorevole fine di continuare a prendersi cura del suo adorato.
Depose infine la testa sul suo balcone, dedicando ogni dì alla cura del basilico che in essa cresceva. Ogni giorno le lacrime della giovane bagnavano la pianta regale, che prospera cresceva divenendo sempre più florida e rigogliosa.I vicini, pervasi dal profumo del basilico e guardando con invidia la pianta che vigorosamente maturava in quel particolare vaso a forma di Testa di Moro, si fecero realizzare vasi in terracotta che riproponevano le stesse fattezze di quello amorevolmente custodito dalla fanciulla.
Sopraffatto da una violenta passione per essa, il giovane Moro non esitò un attimo a dichiararle il suo amore.
La giovane, colpita dalla promessa d’amore ricevuta, accolse e ricambiò con passione il sentimento dell’ardito corteggiatore.
Eppure il giovane, che non si era fatto scrupolo alcuno nell’abbandonarsi alle più dolci profusioni amorose, in cuor suo celava un gravoso segreto: moglie e figli lo attendevano difatti in Oriente, in quella terra nella quale egli doveva fare ora ritorno.
La fanciulla distrutta nell’apprendere una tale notizia ed amareggiata per quell’amore tradito che si accingeva ora ad abbandonarla, fu colta da un’ira funesta che la spinse inesorabilmente ad imboccare la strada della vendetta.
Ella meditò di cogliere il momento di maggiore vulnerabilità dell’uomo per ricambiare l’impietosa slealtà precedentemente subita.
Così nella notte, mentre egli caduto in un sonno profondo e riposava ignaro della sua sorte, ella colse l’attimo propizio e lo colpì mortalmente.
Il moro che l’aveva amata e che si accingeva a partire ora non l’avrebbe più abbandonata
Decise inoltre che il volto di quel giovane, a lei eppur caro, sarebbe dovuto rimanere al suo fianco per sempre, perciò senza esitazione alcuna tagliò la testa del giovane creando con essa un oggetto simile ad un vaso e vi pose all’interno un germoglio di basilico.
La scelta di piantarvi del basilico fu sancita dal fatto che, come ella ben sapeva, questa odorosa pianta dal greco “Basilikos”, si accompagna da sempre ad un’aura di sacralità rappresentando difatti l’erba dei sovrani; in tal modo, nonostante il terribile atto compiuto, ella perseguiva il dissennato amorevole fine di continuare a prendersi cura del suo adorato.
Depose infine la testa sul suo balcone, dedicando ogni dì alla cura del basilico che in essa cresceva. Ogni giorno le lacrime della giovane bagnavano la pianta regale, che prospera cresceva divenendo sempre più florida e rigogliosa.I vicini, pervasi dal profumo del basilico e guardando con invidia la pianta che vigorosamente maturava in quel particolare vaso a forma di Testa di Moro, si fecero realizzare vasi in terracotta che riproponevano le stesse fattezze di quello amorevolmente custodito dalla fanciulla.
Oggi ogni Testa di Moro che viene prodotta reca una corona, un elemento
sempre presente volto a riproporre la regale pianta che originariamente
impreziosiva la testa del giovane Moro protagonista della triste vicenda.
Gli Amanti Decapitati
La leggenda che spiega
l’origine delle preziose Teste di Moro, anche dette Teste di Turco, ha nutrito
negli anni la creatività degli artigiani palermitani diffondendosi in seguito
tra le creazioni dei maestri artigiani del resto dell’isola le cui magistrali
opere adornano oggi molte delle balconate siciliane.
Secondo un’altra versione della leggenda, la fanciulla siciliana sarebbe stata invece di nobili origini, e visse un amore clandestino con un giovane arabo, ma questo amore impossibile venne ben presto scoperto ed il disonorevole atto punito con la decapitazione di entrambi i giovani innamorati.
La vergogna di questo amore sarebbe stata inoltre proclamata dall’affissione di entrambe le teste (tramutate per l’occasione in vasi) su di una balconata.
Lo scempio, esaltato da queste teste poste alla mercé dei passanti, sarebbe stato in tal modo un monito fattivo contro ogni altra possibile sconveniente passione.
Per tale motivo le teste di Turco verrebbero realizzate in coppia, in ricordo ed in onore dei due innamorati assassinati.
Secondo un’altra versione della leggenda, la fanciulla siciliana sarebbe stata invece di nobili origini, e visse un amore clandestino con un giovane arabo, ma questo amore impossibile venne ben presto scoperto ed il disonorevole atto punito con la decapitazione di entrambi i giovani innamorati.
La vergogna di questo amore sarebbe stata inoltre proclamata dall’affissione di entrambe le teste (tramutate per l’occasione in vasi) su di una balconata.
Lo scempio, esaltato da queste teste poste alla mercé dei passanti, sarebbe stato in tal modo un monito fattivo contro ogni altra possibile sconveniente passione.
Per tale motivo le teste di Turco verrebbero realizzate in coppia, in ricordo ed in onore dei due innamorati assassinati.
I Mori di Caltagirone
In particolare sono rinomate le Teste di Moro di Caltagirone, luogo
principe per la produzione di ceramiche di altissima qualità. Una produzione
divenuta nei secoli fiore all’occhiello della città, anche per via del suo
ricco passato di dominazioni greche, bizantine, arabe, genovesi e normanne, che
hanno portato (in particolare durante la presenza greca e araba) allo sviluppo
della preziosa arte dei ceramisti siciliani.
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